La pubblicità, e quindi anche i brand che vengono veicolati da essa, diventano sempre più spontanei e normali.
Probabilmente quest’epoca così stravolta dalla pandemia, ci spinge ad una maggiore dose di normalità e anche il marketing cerca di inserirsi in questo flusso, che chiamerei senza troppi problemi NORMALIZING.
Niente di nuovo sia chiaro. La sfera dell’advertising, che sia su Carta Stampata, Tv, Radio, Web o Eventi, ha sempre mirato ad avvicinare il consumatore, a renderlo amico, a creare fiducia.
Negli anni si è andati oltre, oltre il concetto di amicizia tra brand e consumatore: siamo arrivati a percepire noi stessi come dei veri e propri fan, supporter disposti a sostenere e difendere i nostri love-mark.
Ne sono una conferma le file (in epoca pre-covid) davanti agli store della Apple per il lancio di un nuovo device.
Ci siamo scoperti tifosi di un brand di pasta, di una bevanda gassata, di un paio di jeans o un paio di scarpe. E ad ogni discussione, eravamo sempre pronti a difendere questo o quel marchio.
Perchè? Perchè per ognuno di noi esiste una sfera di marche a cui attingere per sentirsi più forti, più simpatici, più cool. Per sentirci, in generale, di più, più accettati.
Adesso stiamo entrando in una fase diversa, più matura (forse). Sicuramente meno patinata.
Accendete la TV e guardate una qualsiasi pubblicità (e la stessa osservatela sintetizzata nei vari contenuti per i canali social): la troverete vagamente meno luccicante ma più vera.
La stessa sessualizzazione del corpo femminile, da sempre addomesticata e alienizzata dai programmi di editing e fotoritocco, sta vivendo una nuova linfa vitale di normalità.
E i brand gridano e rivendicano a gran voce questa normalità:
- La normalità dell’assorbente e allo stesso tempo la necessità per le donne di superare l’imbarazzo nell’usare un presidio igienico e intimo, tanto utile quanto fondamentale.
- La normalità dei capelli bianchi. Sono (quasi) terminati i tempi delle top model troppo lontane dal mondo reale. Anche Eva Longoria, nell’ultimo spot del brand L’Orèal, gioca con i suoi fan, con il suo pubblico. Rimane sempre bellissima, ma più reale, vicina. E sfrutta tutte le dinamiche dei social: dalle inquadrature verticali stile stories di Instagram, alla classica videochiamata di Whatsapp.
- La normalità di Gucci che con la nuova modella ARMINE HARUTYUNYAN, nonostante le prime iniziali critiche da tastiera facile, ha sicuramente tracciato una nuova strada di bellezza, più autentica, più così com’é, con meno fronzoli, e più verità.
- La normalità, sempre di Gucci, che spinge verso un bellissimo rossetto ma su un sorriso imperfetto, e quindi più vero.
Il normalizing sta entrando a pieno titolo come nuovo fenomeno degli ultimi anni, e se rimarrà come trend per ancora un lustro, sicuramente si trasformerà in un vero e proprio standard.
La base da cui partire per comunicare i brand, per farli parlare e raccontare storie sempre più normali, semplici, trasparenti. Vere.
E voi cosa ne pensate?
Massimo Demelas
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