La scorsa notte, di ritorno da una viaggio a Barcellona, mi sono imbattuto in un manifesto pubblicitario.
Era affisso vicino alla fermata dell’87, nei pressi della Stazione Centrale, a Milano.
“Diventa imprenditore di te stesso grazie al digital”, così recitava l’headline del poster. Ecco Marco Montemagn invitato dall’Università Bicocca.
Faccio un salto sul sito per capire meglio come si svolgerà l’evento:
“Imprenditore digitale, blogger, comunicatore e startupper. Marco Montemagno, è un eclettico, un influencer che da cinque anni si è stabilito nel Regno Unito, ha lanciato SuperSummit , network di eventi online e piattaforma di e-learning che offre contenuti formativi di qualità, ad aziende e professionisti. Il 16 febbraio sarà il protagonista dell’evento “Come diventare imprenditore di te stesso” organizzato dall’Ateneo nell’ambito di iBicocca
, il progetto nato per favorire negli studenti il lato imprenditivo, innovativo e imprenditoriale.”
Così recita la prima parte della presentazione dell’evento.
Non faccio in tempo ad iscrivermi. Ma non abitando lontano dall’Università, decido di fare comunque un tentativo.
Alle 14:30 sono seduto nell’Aula Magna della Bicocca. Non pensavo fosse così grande.
Inizia il dibattito. Già dalle prime battute crea un’efficace empatia tra lui e il pubblico.
Marco Montemagno si mette sullo stesso piano di tutti noi seduti ad ascoltarlo.
Con un linguaggio semplice e diretto, si racconta. Parla dei suoi insuccessi, e dei sui successi. Delle sconfitte e delle vittorie.
Racconta se stesso e il suo mondo.
Soprattutto elenca una serie di punti che sono la bussola per raggiungere il prima possibile il baratro professionale. Il fallimento insomma.
Punti importanti, che confermano ancora una volta la mia decisione di “mettermi in proprio” e vivere in un epoca liquida totalmente differente da quella che ci ha consegnato la generazione precedente.
Mi piacerebbe però focalizzarmi su una frase che ha detto, ossia che “il lavoro è fatica”. Lavorare non è una cosa semplice. Lavorare significa nuotare in un mare pieno di squali. Non è fare una passeggiata e mangiarsi un gelato.
Il lavoro è fatica. È vero.
Ho fatto il liceo classico, ormai un po’ di anni fa. Quindi sono appassionato di etimologia di parole. Cerco sempre da dove derivano i termini.
E qualche mese fa avevo fatto una ricerca sul termine lavoro.
Lavoro deriva dal latino labor e significa fatica.
In molte zone del sud Italia si utilizzano forme dialettali che hanno tradotto il termine “lavoro” con fatica.
Faticà, andare a faticare.
In Sardegna, il termine utilizzato è “traballu” di chiara derivazione spagnola dove per indicare il lavoro si usa “trabajo”.
Traballu/traballo/travaglio.
Travagliare. Sentite anche voi la forza intrinseca di questo termine?
Il travaglio, la fatica. La nascita, lo sforzo del parto.
Lavorare significa fatica. Se sei freelance ancora di più, probabilmente.
Ma ad ogni modo, è importante impegnarsi, faticare, sudare. Sperimentare, sbagliare, cadere e rialzarsi.
Perché solo così potremmo lasciare una traccia, un segno, un ricordo di ciò che siamo e abbiamo fatto per diventare bravi, competenti, professionali.
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